Quanto spesso vi capita di definirvi in base al lavoro che svolgete?
È “comodo” usare la professione come primo passo verso la conoscenza reciproca e, magari successivamente, permettersi di approfondire tramite le passioni, le idee, le esperienze in senso ampio.
Questa modalità così comune, però, può rivelarsi profondamente complessa per chi non voglia svelarsi subito, per chi non lavora o per chi lavora in ambiti diversi: è come tracciare una linea netta tra chi riesce a definirsi agevolmente in base al lavoro e chi invece non ne ha una necessità in una conversazione superficiale.
Questo approccio, inoltre, nasconde da un lato un sistema valoriale incentrato sulla produttività e sullo status, che ogni lavoro sottende, positivo o negativo, e dall’altro un metro di giudizio, che già alle prime parole ci costringiamo a mettere in campo.
Non potrebbe rivelarsi più interessante raccontare di sé altro? Ad esempio partendo dal libro preferito o dalla stagione preferita… conoscersi in base a chi si è più che ciò che si fa.
Come IMA Diversity crediamo che una delle difficoltà più grandi nei gruppi di lavoro sia proprio conoscersi al di là di ciò che si fa: troppo spesso ci si fossilizza nel giudicare quelle competenze che per le mansioni svolte emergono, senza dare spazio a competenze, conoscenze e abilità trasversali che ogni persona nel proprio contesto lavorativo potrebbe portare e valorizzare.
Per questo proponiamo attività che puntano a far uscire il gruppo dalle dinamiche quotidiane e dell’abitudine e farlo entrare in una dimensione più “morbida”, come fosse una strada che va percorsa assieme per poter gettare nuove basi dello stare insieme.